Confini

Fino al 23 giugno 1796, data dell’entrata delle truppe napoleoniche, Ferrara era il capoluogo della Legazione pontificia ferrarese. Il territorio, detto ancora Ducato, comprendeva la Romagnola (o Romagna estense, già parte del Ducato estense, ora in provincia di Ravenna), la Transpadana ferrarese (ora in provincia di Rovigo) e Pieve di Cento (in provincia di Bologna dal 1926). Nel Congresso di Modena (16-18 ottobre 1796) fu istituita la Confederazione Cispadana, che nell’Assemblea Costituente di Reggio Emilia (27 dicembre 1796) divenne Repubblica Cispadana, comprendente oltre alle città di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, anche la Romagna e la Garfagnana con Massa e Carrara. Dal 5 gennaio 1797 si mise in moto la nuova macchina amministrativa, che portò all’istituzione del Dipartimento del Po diviso in sedici Cantoni (2 giugno 1797) e, contestualmente, alla fine dell’Amministrazione Centrale del Ferrarese. Alla Repubblica Cisalpina, istituita a Milano il 29 giugno 1797, la provincia di Ferrara venne annessa con decreto del Direttorio Esecutivo del 27 luglio 1797. La città divenne capoluogo del Dipartimento del Basso Po, il cui primo commissario fu l’avvocato Giovanni Battista Boldrini, in carica dall’agosto 1797 all’aprile 1799. La riorganizzazione cisalpina modificò l’assetto del territorio rispetto a quello dell’antico Ducato e della Legazione; perduta la Romagnola, le altre terre vennero divise in Dipartimento del Basso Po (Ferrara) e Dipartimento dell’Alta Padusa (Cento). Nel 1798, a seguito di provvedimenti emessi tra luglio e ottobre, l’area del Dipartimento del Basso Po fu suddivisa in undici Distretti comprendenti diversi Cantoni. In quel momento Ferrara – formata dai Cantoni di Porta del Reno, Porta del Po, Porta del Mare e Porta Romana – era capoluogo del Dipartimento del Basso Po e sede di Municipalità distrettuale. Il sistema amministrativo cisalpino permase dal 27 luglio 1797 al 23 maggio 1799, data della resa di Ferrara agli austriaci che poi, alternandosi ai francesi, rientrarono in città occupando la Fortezza nel 1813.

Il 19 gennaio 1801, con il ritorno dei francesi, fu istituita la seconda Repubblica Cisalpina, poi Repubblica Italiana nel 1802 (con capitale Milano), quindi Regno d’Italia napoleonico nel 1805. Ferrara fu ancora capoluogo del ristabilito Dipartimento del Basso Po, al quale si aggiunsero i territori del Polesine di Rovigo. Secondo la nuova ripartizione amministrativa e territoriale, il Ferrarese era diviso in tre Distretti, con capiluogo Ferrara, Comacchio e Rovigo. Residenze di Municipalità erano Ferrara, Copparo, Portomaggiore, Argenta, Mesola, Rovigo, Lendinara, Adria e Crespino. L'articolazione dei primi due distretti, facenti capo rispettivamente a Ferrara (sei cantoni) e Comacchio (due cantoni) è riprodotta negli allegati (rispettivamente 1 e 2). Il terzo distretto, con capoluogo Rovigo, era diviso in quattro Cantoni comprendenti centri abitati oggi in provincia di Rovigo; del quarto Cantone facevano parte anche località della Transpadana, la regione sulla sponda sinistra del fiume Po, storicamente legata al Ferrarese: Crespino con Selva Ferrarese; Polesella con Raccano e Salvadeghe; Guarda Veneziana; Pontecchio con Bosaro e Ritratto Bosaro; Villanova Marchesana con Canalnuovo; Papozze; Gavello.

Negli anni la sistemazione territoriale-amministrativa subì alcune modifiche, specialmente per quanto riguarda l’accorpamento di alcuni comprensori e il frazionamento di altri. La geografia politica registrata nel 1812 era variata, pur conservando la divisione in sei Cantoni ed è visibile in dettaglio nell'allegato 3.

Le disfatte napoleoniche in Russia e a Lipsia (16-19 ottobre 1813) segnarono l’inizio di una fase di discontinuità nell’amministrazione del territorio, che fino all’aprile del 1815 vide l’alternarsi di austriaci, francesi e dell’esercito di Gioacchino Murat per arrivare al predominio austriaco, quando il generale conte Lavant Nugent proclamava, il 28 gennaio 1814, un Regno d’Italia libero «dal giogo dell’oppressore francese». Dopo aver conosciuto undici forme di governo in diciannove anni, con la restaurazione seguita al Congresso di Vienna (1 novembre 1814 - 9 giugno 1815) Ferrara e il suo territorio tornarono, dal 15 luglio 1815, alla situazione precedente i fatti napoleonici come Legazione pontificia degli Stati di papa Pio VII Chiaramonti. Recuperata la Romagnola – con i Comuni di Lugo, Cotignola, Fusignano, Bagnacavallo, Massalombarda, Conselice –, il Ferrarese contava in tutto 51 Comuni. Al Congresso di Vienna si deve anche la decisione che il Po, da quel momento, segnasse il confine tra il Regno Lombardo-Veneto e lo Stato della Chiesa, decretando il passaggio alla provincia di Rovigo della Transpadana Ferrarese, le cui parrocchie dal 1819 andarono a far parte della diocesi di Adria. Il confine tra le province di Ferrara e Rovigo fu confermato definitivamente nel 1866, quando il Veneto passò all’Italia dopo la terza guerra di indipendenza. Il censimento del 1853 fotografava la situazione territoriale, riprodotta nell'allegato 4.

Nel grande “calendario” del governo sul Ferrarese dipinto sulle pareti della Sala degli Stemmi nel Castello Estense, spiccano due iscrizioni che ricordano altrettante tornate dell’Assemblea delle Romagne: quella del 6 settembre 1859 con il rifiuto di sottostare al governo temporale pontificio, e quella del 7 dicembre 1859 in cui venne decisa l’annessione al Regno di Sardegna sotto Vittorio Emanuele «il re costituzionale».

Fu il decreto n. 79 emanato il 27 dicembre 1859 dal governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini a stabilire la suddivisione definitiva del «Regio territorio dell’Emilia» in «Provincie, Circondarj, Mandamenti e Comuni». In premessa si osservava come la circoscrizione territoriale delle Province dell’Emilia non rispondesse «in molte parti né alle condizioni topografiche né agli interessi economici» e come fosse importante «cancellare qualunque traccia degli antichi Stati, dei quali la divisione territoriale era amministrativamente artificiale, come politicamente forzata». La Provincia di Ferrara andava a comporsi di 3 Circondari, 12 Mandamenti e 19 Comuni, come descritto nella tabella allegata al citato decreto.

Con le modificazioni di Farini, Ferrara perse definitivamente la Romagnola, ceduta a Ravenna come “compenso” per la perdita di Imola (passata a Bologna), ma ottenne Poggiorenatico e Sant’Agostino; Crevalcore e Finale, invece, assegnati a Ferrara, l’anno seguente vennero trasferiti a Modena.

Tra gli “oggetti da trattarsi” all’ordine del giorno del Consiglio provinciale nella sessione straordinaria del 21 giugno 1860, al paragrafo 2 “Circoscrizione Territoriale” si trovano le istanze di diversi Comuni relativamente all’autonomia, all’aggregazione o alla separazione: Codigoro chiedeva che non fosse attivato il decreto che ne prevedeva la divisione in due Mandamenti; Finale desiderava la separazione dal Circondario di Cento e l’aggregazione a quello di Modena; Pieve e Poggio Renatico domandavano di essere uniti, rispettivamente, al Circondario di Bologna e a quello di Ferrara; Sant’Agata chiedeva di essere “restituito” al Circondario di Bologna; Cologna, Berra, Serravalle; Filo e San Nicolò (appartenenti al Comune di Argenta); Sabbioncello (Comune di Copparo), Stellata (Bondeno), Mirabello (Sant’Agostino), Casumaro (Cento) chiedevano di essere eretti in Comuni separati. Nel 1871 la sistemazione territoriale, divisa nei Circondari di Cento, Comacchio e Ferrara, è registrata nelle pagine del censimento, come da schema riprodotto negli allegati 5 e 6.

Il paesaggio del Ferrarese presentava terre “alte” di antica bonificazione e terre “basse” ancora dominate dalle acque: più di 65.000 ettari di stagni e di valli nel Ferrarese sud-orientale che attendevano la bonifica, a seguito della quale aumentò la popolazione, nacquero nuovi insediamenti e nuove borgate che portarono alla formazione di altre entità territoriali.

Tra i “Comuni in movimento” a cavallo dei due secoli, è da ricordare quello di Migliaro, la cui sede comunale venne trasferita nel gennaio 1881 nella frazione di Migliarino, diventato Comune autonomo all’inizio del 1884. La Villa di Vigarano nel 1893 reclamava l’autonomia, lamentando lo status di soggezione dal capoluogo: dopo otto anni di petizioni, discussioni e solleciti, l’8 dicembre 1901 Vittorio Emanuele III firmò il decreto n. 510 per la costituzione del Comune di Vigarano Mainarda, attivo dal 1° febbraio 1902. Il caso più evidente è quello del vasto e popoloso Comune di Copparo, costituito in ente unico dal decreto del 27 dicembre 1859, quindi diviso con la legge n. 752 del 24 dicembre 1908 nei distinti Comuni di Copparo (con le frazioni di Cesta e Coccanile, Ambrogio, Gradizza, Sabbioncello San Pietro, Sabbioncello San Vittore, Fossalta, Tamara e Saletta); di Ro (con Zocca, Ruina e Guarda); di Berra (con Cologna e Serravalle); di Formignana (con Tresigallo, Rero e Finale). L’effettivo funzionamento dei nuovi enti territoriali iniziò nel gennaio 1910. La borgata Le Venezie, infine, divenne Comune comprendendo parte delle valli bonificate di Ambrogio; la denominazione mutò in Jolanda di Savoia con regio decreto n. 203 del 2 marzo 1911, assecondando il desiderio di re Vittorio Emanuele III che aveva visitato quella terra «soggiacente al livello del mare» il 16 giugno 1910.

AG, 2011

Bibliografia

[Giulio Mazzolani], Diario ferrarese MDCCCVIII, in Ferrara, per Francesco Pomatelli, 1808; [Giulio Mazzolani], Diario ferrarese MDCCCXII, Ferrara, Pe’ Socj Bianchi e Negri al Seminario, 1812; Vigarano storia / attualità, a cura di Renato Sitti, Portomaggiore (Ferrara), Arstudio C, 1983; Gianpiero Nasci, Le amministrazioni ferraresi 1796-1815, in Ferrara. Riflessi di una rivoluzione, a cura di Delfina Tromboni, Ferrara, Corbo, 1989; Luciano Chiappini, Introduzione a Ferrara nell’Ottocento, Roma, Editalia, 1994, pp. 9-44; Giorgio Franceschini, Migliaro e Migliarino nella storia delle Amministrazioni locali ferraresi dei secoli XVIII e XIX, in Migliaro Migliarino. Un millennio di storia in comune, a cura di Marcello Bertelli, Ferrara, Cartografica, 2000, vol. I, pp. 245-293; Angela Ghinato, L’istituzione del Dipartimento del Basso Po. Storia, memoria e uomini, in Terra di Provincia. Uomini donne memorie figure, a cura di Delfina Tromboni, Ferrara, Amministrazione provinciale di Ferrara, 2003, pp. 27-35; Angela Ghinato, Il primo Consiglio provinciale post-unitario. Memorie e uomini, ivi, pp. 36-43.

* I toponimi riportati negli allegati sono tratti dai documenti e trascritti secondo la dizione del tempo, salvo evidenti refusi tipografici o errori di trascrizione, corretti secondo la denominazione corrente

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