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Età napoleonica (1800-1814)

Ferdinando Albertolli (Bedano 1781 - Milano 1844), Monumento a Napoleone in piazza Nuova (ora Ariostea), 1810; acquatinta, mm 458 x 293 Ferdinando Albertolli (Bedano 1781 - Milano 1844), Monumento a Napoleone in piazza Nuova (ora Ariostea), 1810; acquatinta, mm 458 x 293 Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea

Il 23 maggio 1799 il generale delle truppe austriache Johann Klenau prendeva possesso di Ferrara dopo la disfatta dei francesi comandati dal generale Lapointe e dei patrioti cisalpini ridotti all’assedio nella Fortezza. Contemporaneamente venivano soppresse le istituzioni repubblicane e istituita la Cesarea Reggenza al posto della Municipalità. Il giorno dopo fu creata la Cesarea Regia Provvisoria Reggenza, magistratura cui spettava il Governo della Provincia (secondo la dicitura legatizia), composta da dodici membri e a capo della quale fu posto il marchese Camillo Bevilacqua. In base a queste disposizioni dal 24 maggio al 1° giugno venivano ristabiliti i confini e le magistrature del territorio ferrarese del periodo pontificio, tutte le leggi repubblicane erano abrogate, venivano arrestati coloro che avevano ricoperto incarichi nel governo cisalpino e ripristinate le discriminazioni a danno degli ebrei, abolite dai francesi nel settembre 1796.

Si trattò tuttavia di una breve restaurazione. Il 18 di Brumaio (9 novembre) 1799 Napoleone Bonaparte, di ritorno improvviso in Francia dall’Egitto, con un colpo di stato pose fine al Direttorio e di fatto alla Rivoluzione. Promulgata la Costituzione dell’anno VIII alla fine dello stesso anno, Napoleone divenne, a fianco degli altri due consoli Emmanuel-Joseph Sieyès e Roger Ducos, premier consul di questo nuovo assetto politico repubblicano, il Consolato. Da subito, il primo console dimostrò di volere riprendere ad occuparsi delle sorti italiane. Infatti, nel maggio del 1800, Bonaparte intraprese una nuova discesa nella Penisola sconfiggendo l’esercito austriaco a Marengo, il 14 giugno 1800. Già con l’armistizio di Alessandria, firmato il 15 giugno successivo, e soprattutto con la convenzione di Verona (31 luglio 1800), il territorio ferrarese fu spartito in due zone occupate militarmente, lasciando tuttavia la fascia delimitata tra il Po di Volano e il Po di Primaro neutrale sebbene a disposizione dell’esercito francese per l’approvvigionamento dei viveri (art. II). Ferrara rimase sotto l’occupazione austriaca sino al 19 gennaio 1801, quando a seguito delle sconfitte inflitte dai francesi agli imperiali, l’Austria fu costretta alla pace, ponendo di fatto fine alla seconda coalizione. Erano queste le premesse per la firma del Trattato di Lunéville (9 febbraio 1801) in base al quale ritornavano in vigore le clausole del Trattato di Campoformio siglato nell’ottobre 1797, ripristinando, tra le altre, la Repubblica Cisalpina (un articolo apposito affermava ogni rinuncia da parte dell’Austria nei confronti dei territori cisalpini). Ferrara tornava dunque nuovamente organizzata secondo la struttura politico-amministrativa della ristabilita Cisalpina.

Neppure un anno dopo, Bonaparte convocò, in una consulta straordinaria che si tenne a Lione nel corso del gennaio 1802, 454 deputati cisalpini al fine di adottare una nuova costituzione sul modello di quella francese consolare. 27 furono i ferraresi chiamati dal primo console, in gran parte già protagonisti del Triennio, e tre di essi – Carlo Bentivoglio, Leopoldo Cicognara e Giambattista Costabili Containi – si distinsero per l’opposizione alla nomina di Napoleone a presidente. Con la proclamazione il 26 gennaio 1802 della Repubblica italiana, Ferrara rimaneva capoluogo del Dipartimento del Basso Po, come già durante la Cisalpina e come sarebbe stato con la trasformazione della Repubblica in Regno d’Italia. Il nuovo corso napoleonico segnò l’inizio di un accentramento a livello politico-amministrativo fondato sulla nomina dall’alto del personale dirigente. In questo nuovo assetto, emersero a livello centrale alcuni notabili ferraresi: Giambattista Costabili Containi (che sarebbe stato presente all’incoronazione di Napoleone a imperatore dei francesi come rappresentante di Ferrara, il 2 dicembre 1804) sedette nella Consulta di Stato; Leopoldo Cicognara e Giuseppe Compagnoni nel Consiglio legislativo; Carlo Bentivoglio, Giambattista Boldrini e Giuseppe Rangoni nel Corpo legislativo.

Con il passaggio della Repubblica a Regno d’Italia (31 marzo 1805), il Dipartimento del Basso Po, a capo del quale era posto il prefetto, fu suddiviso in tre Distretti: Ferrara, Rovigo e Comacchio, ciascuno sede di Consiglio distrettuale di nomina regia.

Durante il periodo napoleonico fu attuata una serie di provvedimenti destinati a segnare, come altrove, in maniera permanente la storia della città e del territorio: vennero unificati i pesi e le misure, per esigenze d’ordine militare la città fu dotata di illuminazione pubblica notturna (servizio attivo a partire dal 1807) e di un servizio di sicurezza contro gli incendi assicurato dai pompieri (equivalenti ai sapeurs-pompiers istituiti da Napoleone in Francia), cominciarono ad essere stilati registri civili di nascite, matrimoni e morti. Nel campo dell’educazione pubblica si attuò più compiutamente ciò che già durante il Triennio era rimasto a livello progettuale, ovvero un sistema scolastico che puntasse, a livello di istruzione primaria, a garantire a tutti i fanciulli e fanciulle senza distinzioni sociali, l’apprendimento della scrittura, della lettura e dell’aritmetica (sei furono le scuole elementari funzionanti). Tuttavia, diversamente dagli ideali egualitari promulgati dalla Rivoluzione, l’istruzione secondaria di concezione napoleonica mirò soprattutto a promuovere l’educazione delle élite per le quali furono fondati istituti di insegnamento superiore.

Il 26 gennaio 1801 nacque la Camera di Commercio di Ferrara, mentre nella primavera del 1803 fu fondata la Società del Casino, presso il ridotto del Teatro Comunale, associazione simbolo della concordia tra i diversi ceti sociali cittadini, promossa da Carlo Bentivoglio, Girolamo Cicognara, Luigi Massari e Ruggero Ragazzi. La Società del Casino, aperta fin dall’inizio anche alle donne, si propose come un luogo di sociabilità dell’élite ferrarese che offriva ai propri membri occasione di incontro e di svago.

Durante il periodo considerato furono presi provvedimenti per migliorare l’igiene pubblica, come si legge nel Regolamento della Sanità del 14 agosto 1807, soprattutto per lo smaltimento e per la regolamentazione dei comportamenti nella gestione dei rifiuti privati. Inoltre, con il decreto vicereale del 3 gennaio 1811 furono estese a tutto il Regno d’Italia le disposizioni napoleoniche in materia di sepoltura, in base alle quali si stabiliva che i camposanti dovessero essere collocati al di fuori dei centri abitati (Editto di Saint-Cloud, 1804). Tuttavia, a Ferrara, per consentire che la certosa di San Cristoforo, posta all’interno delle mura cittadine, diventasse camposanto, fu necessaria una autorizzazione speciale del viceré Eugenio di Beauharnais (3 giugno 1811). Artefice di questa risoluzione fu il podestà Girolamo Cicognara de’ Romei preoccupato di sensibilizzare a tale questione la cittadinanza (che fu invitata a presiedere alla cerimonia d’apertura il 3 gennaio 1813), e di mediare con il clero, restio a rinunciare per questioni sanitarie alla consuetudine di seppellire i defunti nelle chiese.

Nel campo dell’informazione, dopo un periodo di silenzio della stampa locale successivo alla caduta della Cisalpina, dal 1808 al 1814 fu stampato a Ferrara «presso i Soci Bianchi e Negri», il «Giornale Ferrarese». Periodico a cadenza bisettimanale, esso si proponeva di riportare principalmente notizie riguardanti gli atti delle pubbliche autorità e l’attualità politica interna ed estera. Nelle quattro pagine di cui era composto il «Giornale Ferrarese», non mancava tuttavia una rubrica di «Notizie Dipartimentali», ovvero la cronaca locale, così come un’informazione di carattere scientifico (statistica, medicina, agricoltura, piscicoltura, ecc.).

L’adesione al governo napoleonico a Ferrara non fu tuttavia esente da episodi di insorgenze antifrancesi in parte simili a quelle che si erano verificate nel corso del Triennio giacobino. Dal 9 al 16 luglio 1809, la città fu posta d’assedio da un gruppo di insorgenti provenienti in massima parte dal contado spinti dall’inasprimento del regime fiscale (in particolare la «boleta di macina» o tassa del Macinato) imposto dal ministro delle Finanze Giuseppe Prina, su direttive francesi. La città fu liberata dagli insorgenti grazie al concorso di cittadini volontari e dall’arrivo di soldati francesi e patrioti bolognesi. Alla repressione seguirono gli arresti e le condanne, molte delle quali a morte (fucilazione o ghigliottina).

In seguito alla disfatta francese nella campagna di Russia (cui parteciparono anche dei ferraresi, tra i quali si ricorda Filippo Pisani, ingegnere, autore poi di Memorie sulla sua esperienza come ufficiale d’artiglieria nella Grande Armata condotta da Napoleone in Russia l’anno 1812) e alla sconfitta nella battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813) che oppose la Grande Armée alla sesta coalizione, si aprì un periodo di instabilità. Le truppe austriache occuparono nuovamente i territori del Basso Po fino a giungere a Ferrara il 13 novembre dello stesso anno dove si impossessarono della Fortezza (qualche giorno dopo fece il suo ingresso in città l’arciduca Massimiliano d’Austria). Nei mesi successivi si alternarono francesi e austriaci nel territorio ferrarese, sino a quando il 28 gennaio 1814 fu proclamato il Regno d’Italia Indipendente che segnava l’inizio del governo provvisorio austriaco su Ferrara, destinato a durare sino alla metà di luglio del 1815.

La chiusura del Congresso di Vienna nel giugno 1815 segnò l’inizio della Restaurazione ovvero del ripristino della situazione politico-territoriale europea precedente al 1789. Ferrara e il Ferrarese, pertanto, subirono il destino comune a tutti quei territori che la Rivoluzione prima e Napoleone in seguito avevano investito in un cambiamento epocale. Il 15 luglio 1815, dunque, essa tornò sotto il governo del papa Pio VII, come Legazione pontificia.

 CM, 2011

Bibliografia

Ferrara. Riflessi di una rivoluzione. Itinerari nell’occasione della Mostra per il Bicentenario della Rivoluzione francese, catalogo della mostra (Ferrara, Palazzo Paradiso, 11 novembre - 31 dicembre 1989), a cura di Delfina Tromboni, Ferrara, Corbo Editore, 1989; Valentino Sani, Aspetti e caratteri della società ferrarese dagli anni del riformismo pontificio alla nascita della Repubblica italiana (1740-1802), «Il Risorgimento», LVII, 2, 2005, pp. 211-261.

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